Dopo 50 anni di consenso tra giovani british-styled, Ben Sherman si regala una strategia sempre più contemporanea e premium. In occasione del primo Pitti Uomo, abbiamo intervistato Pan Philippou, CEO Ben Sherman, scoprendo quanto spazio di creatività e innovazione può ancora esprimere. Spazio che sarà funzionale alla conquista di nuovi clienti, pur continuando a mantenere tutto il suo “heritage”.
Pan, cosa sta succedendo al brand Ben Sherman?
Vogliamo che il marchioBen Sherman diventi “relevant”, abbiamo una storia e vogliamo raccontarla tramite le nostre collezioni e l’atmosfera dei nostri punti vendita. Ben Sugarman (trasformato in Sherman in USA, ndr) ha costrutio il suo brand con idee rivoluzionarie sin dagli inizi negli anni 60, esportando l’iconografia english style in più di 40 Paesi nel mondo. Oggi riteniamo sia venuto il momento di uscire dal clichè per rendere i valori di tradizione più sottili, abbracciando un lifestyle più allargata, mantenndo l’ispirazione “modernista” che ha creato la nostra unicità.
Quindi quali strategie state attuando?
Innalziamo il posizionamento ed il percepito del prodotto, tanto per cominciare, andando a occupare un area più premium. Al Pitti Uomo, prima esperienza che per noi significa già alzare il livello competitivo, abbiamo presentato il progetto EC1: una linea di pantaloni di alta gamma, profonda nei colori e nei fit, e soprattutto con ispirazione “bespoke”. Questo per noi, conosciuti ed apprezzati per le nostre camicie, significa trovare un terreno nuovo sul quale comunicare la nostra nuova strategia di brand. Ma attenzione: parallelamente stiamo immettendo innovazione anche sul core business. Le nostre camicie rimangono il punto fermo della nostra strategia retail: i punti vendita Ben Sherman sono costruiti intorno a “The Shirt Bar”, uno spazio che valorizza l’assortimento in modo esclusivo.
Più creatività, quindi?
Sì, senza ovviamente tradire il nostro spirito, “A Heritage of Modernism”, portandolo più su un terreno “subtle lifestyle”. Del resto tutto il team creativo e commerciale è nuovo, e viene da esperienze internazionali brand come Dolce&Gabbana e Diesel. Il gruppo è affiatato e ci stiamo divertendo tutti (NDR: la sera precedente l’intervista verrà ricordata da tutti i presenti per la live acoustic session con Jamie G e per i gin tonic).
State pensando ad un’espansione territoriale, quindi?
Certo, soprattutto ad aperture dirette di punti vendita Ben Sherman Commercial Street, secondo il format del punto vendita appena aperto a Londra. Stiamo cercando almeno una location a Milano, per potere essere presenti su uno dei mercati chiave in maniera diretta.
Per quanto riguarda le attività di brand extension?
Abbiamo alcuni partner, tra cui calzature, profumo, orologi. Anche in questo senso pensiamo di raffinare la strategia: ci sono alcune categorie strategiche che non abbiamo ancora esplorato, come l’eyewear o lo swimwear, ma crediamo esistano anche altre opportunità, visto che occuperemo uno spazio lifestyle di più alto livello. L’anno prossimo compiremo 50 anni, e potrebbe essere un buon momento per celebrare l’evento con collaborazioni e nuove licenze.
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