Twinkie

1) Who you gonna call?
Sony Pictures, e soprattutto i suoi licenziatari stanno sperando di non rimanere “smerdati” (per usare un termine caro alla franchise) dal reboot di Ghostbuster atteso nei cinema prossimamente. Le reazioni ai prodotti di merchandising, per quanto nobilmente presentati, sembrano smorzate, affievolite forse da uno dei trailer più controversi della storia di YouTube. Speriamo nel successo del film, ma dal concetto creativo allo sviluppo dei prodotti, si prova una sensazione di eccessiva fiducia da parte dei produttori sul livello di affetto dei consumatori verso il film. Come se la geek-mania generata da Star Wars e Ritorno al Futuro stia iniziando a segnare il passo.

 

Gosha Rubchinskiy

2) Collabo-crazy?
Nello stesso mese in cui un gran numero di brand e retailer mainstream hanno realizzato nuove piattaforme di collaborazione e co-creazione (come John Lewis, S. Oliver, IKEAMailchimp), i marchi d’avanguardia cercavano di banalizzare il trend. A Firenze, l’acclamato designer Gosha Rubchinskiy ha proposto collaborazioni per la sua omonima collezione, che includono Sergio Tacchini, Kappa e Fila) mentre a parigi, Vetements, label di cui è co-direttore creativo, ne faceva sfilare almeno 18, inclusi Hanes ed il distributore/produttore Comme des Garçon. Stiamo vivendo un periodo di “bolla” di coolaborazioni? O è un altro segnale del crescente interesse dei consumatori per brand experience esclusive?

 

Louis Vuitton x fragment design

3) Diversificazione o ramificazione?

Louis Vuitton non è certo nuovo alle collaborazioni, ma il suo obiettivo tradizionale è sempre stato più rivolto all’arte, come con Sprouse o Murakami. Tendenza cambiata in questo mese, però: prima con una collaborazione tra il direttore Menswear Kim Jones e NikeLab, seguita dal lancio di una collezione completa di footwear e accessori con Fragment Design di Hiroshi Fujiwara. È solo una mossa tattica per giocarsi un’esclusiva da Isetan, o inizia ad essere una necessità anche per i brand di lusso uscire dal proprio segmento con le collaborazioni?

 

Gran Turismo

4) Virtualmente reale
Dal mondo dall'”eSport Business” giungono sempre più frequenti aggiornament negli ultimi tempi. Il trend più recente riguarda la convergenza tra realtá e piattaforme virtuali, che impattano sia sul business, sia sul modo di fare sport entertainment, sia sulla modalità di partecipazione dei fan.
Club come il Valencia,il Wolsfsburg e il West Ham fstringono sempre maggiori relazioni con i gamers, come FIFA di Electronic Arts. Ancora più significativa la notizia secondo la quale la nuova versione di Gran Turismo di Sony sia regolamentata dalla FIA. Il pacchetto riguarda l’introduzione di regole ufficiali, un campionato mondiale ed una licenza FIA Gran Turismo Digital Race che fornisce ai “piloti da divano” un ponte verso la realtá.

 

Kimoji

5) Insulso e reale

Forse altri come me non riescono a vedere nei custom Emoji altro che una nuova forma di gadget di poco conto. In realtá un interessante articolo su The Ringer offre nuovi spunti sul mondo degli adesivi virtuali e sul loro significato per i consumatori e i brand: “ti portano dal partecipare a qualcosa a essere qualcosa a cui la gente partecipa.” L’articolo sostiene che l’app MuvaMoji di Amber Rose abbia fatturato 4 milini di dollari nella sola prima settimana dal lancio.

Nel frattempo il successo di Kimoji, gli emoji di Kim Kardashian, ha generato uno spin off di merchandising. Sempre come nota di colore, paradossalmente più sobria, ci piace questa attivazione proposta dall’associazione della birra belga... Perchè, a differenza dell’Uomo, non tutte le birre nascono uguali.