I lifestyle brands sembrano innamorati della customizzazione e dell’iper-personalizzazione.
Qualche settimana fa, Louis Vuitton ha lanciato “My LV World Tour, un servizio basato sulla creazione e selezione di patch con cui il cliente può personalizzare il proprio accessorio LV. Ispirato al mondo dei bauli vintage, e al bel mondo dei tour con bagagli a seguito, adorni degli sticker raccolti nelle varie località visitate, il programma è stato realizzato per rinfrescare il Monogram, cifra stilistica della Maison, in una versione “solo tuo”. I fans di Louis Vuitton possono scegliere tra cinque collezioni di adesivi e patch, dalla classica “heritage travel” alla più contemporanea “pop icons”, per rendere il proprio accessorio veramente unico. Il servizio è disponibile non solo in tutti i negozi LV, ma anche online.
Un progetto simile è stato affrontato ai primi di maggio da Anya Hindmarch da Barneys Madison Avenue e online: uno spazio “build a bag” permette di personalizzare la borsa Anya Hindmarch con una serie di add-ons: manici, charms, tracolle, ed altri accessori decorativi.
Infine qualche giorno fa a Pitti Uomo, siamo stati letteralmente coccolati allo stand Tommy Hilfiger dalle hostess del programma #TOMMYXYOU. Ci hanno invitato a provare la nostra taglia di un giubbotto Tommy Jeans Oversized Trucker, e a personalizzarlo in 5 mosse: scegliere 2 diverse customizzazioni tra stampa laser, patch o pittura a mano, scegliere le grafiche, identificare il piazzamento sul capo, consegnare la wishlist alla hostess, e ritirarlo 2 ore dopo nello stesso stand.
Cosa abbiamo imparato? Che la customizzazione, soprattutto “live”, è una brand experience fortissima, che può trasformare immediatamente un acquirente in fan. Ah, e che il trend delle patch probabilmente durerà ancora un po’.
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