Si è concluso ieri il Pride Month. Il periodo durante il quale, a giugno, si celebra l’orgoglio della comunità LGBTQIA+ e ci si batte – idealmente – per la difesa di un mondo più equo e con pari diritti per tutti. Una celebrazione nata nel ‘69 e diventata negli ultimi anni un’occasione per tutti i brand di schierarsi a favore della comunità ma anche di creare un vero e proprio “mercato del pride”.
Per quanto questo possa sembrare lodevole bisogna anche riconoscere che alcune collaborazioni sembrano seguire prettamente strategie di business.

Dichiarato il sostegno, soprattutto economico, ai vari enti LGBTQIA+, nel 2022 non basta più spargere arcobaleni ovunque e donare grosse somme per dimostrarsi inclusivi: il messaggio più forte risiede probabilmente nel “dare un esempio”. E se le limited edition di brand come
Dr. Martens, Converse o Happy Socks appaiono sempre meno originali, in termini di prodotto, bisognerebbe allora pensare ad un’alternativa meno commerciale e più sincera.

Ad esempio, Disney quest’anno non si è limitata alla vendita di una speciale collezione rainbow ma ha pensato di organizzare diversi talk sull’argomento e di realizzare un documentario che racconta la lotta combattuta negli anni dalla comunità omosessuale per i propri diritti. Un’operazione che informa e lancia un forte messaggio.
Un messaggio che a giugno molti brand hanno raccolto e trovato nei “brand ambassador”, che con il loro vissuto contribuiscono ad essere dei punti di riferimento per le persone omosessuali e non solo.
Versace, capitanata da Donatella Versace, già ambasciatrice al pride di NY, ha collaborato questa volta con Cher (l’hanno precedente la collaborazione era stata con Lady Gaga), proponendo una maglietta con medusa arcobaleno dall’aspetto più simbolico che di appeal, perchè entrambe sono da sempre delle grandi attiviste e delle icone gay.
Puma sceglie invece Cara Delevingne e Carra Sykes per la sua campagna in difesa dell’amore e dell’accettazione. Due personalità influenti che insieme al brand tedesco hanno ideato una collezione di abbigliamento dal nome “Together Forever”, di cui il 20% del ricavato sarà donato all’organizzazione GLAAD.
Mentre Ami Paris si è affidata a Tom Daley (diver campione olimpico ed uno dei primi atleti, a livello agonistico, a fare coming out) che, divenuto un meme alle scorse olimpiadi per la sua passione per la maglia, ha realizzato per il brand francese due maglioni, il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza.

Una comunicazione semplice ma efficace, come per gli altri brand, che assieme si avvalgono e raccontano di storie coerenti con il loro heritage e con la loro brand image, capaci sicuramente di dare un esempio, attraverso il modello della celebrità, a tante persone nel mondo che in quelle storie si rispecchiano.
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