Nato nel 2006 dall’idea di Monica Battistella e Sergio Gobbi il brand Pijama in pochi anni ha conquistato il mercato internazionale dei soft cases grazie a design e innovazione. Tra i motivi del successo, primeggiano le collaborazioni e le limited edition: siamo stati nel laboratorio creativo a Milano, e abbiamo parlato con i creatori per saperne di più.
Brand Jam: Un’idea semplice ma efficace, come nasce Pijama?
Monica Battistella: L’idea nasce da un bisogno reale, Sergio stava partendo per un viaggio negli Stati Uniti e aveva bisogno di una custodia per il suo Mac, io ho sempre avuto una passione per il cucito così con uno scampolo e un pezzo di neoprene, ho cucito il primissimo Pijama. Al tempo il neoprene non era ancora molto conosciuto, e le custodie erano anonime: noi abbiamo voluto creare qualcosa di diverso, semplice ma divertente, per amici e parenti. Vedendo il successo, abbiamo deciso di portare la produzione su scala industriale e oggi Pijama è distribuito in tutta Europa e in Asia, soprattutto Giappone e Hong Kong. Il nome è merito di Sergio, ispirato dalla modalità sleep (stand-by) dei Mac, come se il computer avesse bisogno di un “pigiama” per andare a dormire. Il nostro prodotto infatti nasce per il mondo Mac, per due ragioni: la prima per le misure standard; la seconda per il design flat, che si sposa particolarmente bene con il nostro prodotto che non ha spessori.
B.J.: Il vostro punto di forza sono i tessuti: come li scegliete?
M.B.: All’inizio usavamo tessuti vintage, selezionando vecchie pezze, e i prodotti erano cuciti da noi in questo laboratorio. Progressivamente però abbiamo dovuto acquistare tessuti con produzione industriale che facciamo doppiare col neoprene. Abbiamo terziarizzato anche la confezione, e adesso i nostri prodotti vengono cuciti da un’azienda alle porte di Milano. La ricerca però resta il nostro punto di forza, ci piace ancora andare alla ricerca di tessuti particolari e scampoli, ma li usiamo solo per edizioni limitate. Abbiamo anche collaborato con artisti che hanno disegnato dei tessuti per noi.
B.J.: Limited edition: negli ultimi anni avete spaziato tra brand molto diversi. Qual è la vostra strategia?
M.B.: Solitamente sono state altre aziende a contattarci, e questo ci lusinga. Tra i progetti che ci sono piaciuti particolarmente sono la collaborazione con la Red Bull Music Academy, che è anche stata una delle nostre primissime partnership, con cui abbiamo giocato sulle serigrafie e su un packaging particolare. Fool’s Gold records, etichetta discografica di Brooklyn, per cui abbiamo realizzato cover per iPod, iPad, M13 e M15 con l’interno in neoprene giallo e un packaging dedicato. Buratto eyewear, per cui abbiamo creato una speciale custodia per occhiali che lascia scoperta la parte di asta non finita che contraddistingue il loro prodotto. L’ultima collaborazione invece l’abbiamo fatta con Isetan di Tokyo, con una limited edition utilizzando tessuti selezionai da brand come Zucca, Nét-net, Tsumori Chisato e Mercibeaucoup. Ancora: R&S Records, Nastro Say Yes, Mauro Grifoni, Vinçon, Stussy Livin’ General Store.
B.J.: Avete pensato di fare un passo in più verso il licensing?
M.B.: A dire il vero siamo già stati contattati da alcuni brand, però per il momento non siamo interessati a una licenza. Siamo invece aperti alle collaborazioni: se arrivano proposte le valutiamo, per capire se sono in linea con coi e il nostro prodotto. Oggi tutti fanno collaborazioni, sembra non se ne possa fare a meno! Ed a volte non hanno molto senso, anche a noi piacciono ma devono sempre essere coerenti.
B.J.: Quali potrebbero essere dei brand per voi interessanti?
M.B.: Tutto quello che ha a che fare con la musica e l’arte è sicuramente vicino a noi
B.J.: Strategie e progetti futuri?
M.B.: Tra qualche giorno saremo al Maison&Objet e presenteremo un nuovo prodotto/collaborazione con en&is, una soft cover per i mini Megaphone in ceramica. Altri progetti…sicuramente, continueremo a fare ricerca sui materiali e abbiamo già in mente idee per altri prodotti ma ci stiamo ancora lavorando.
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