Willow

Un mondo abitato da esseri a metà tra il microorganismo e il virus,  che si “parlano”  attraverso baloons,  senza utilizzare le onomatopee codificate del fumetto, ma attraverso suoni che finiscono per identificare, nominare e definire l’essere che lo pronuncia. E’ il mondo NeoPop di Willow, artista che dalle gallerie internazionali passa alle collaborazioni con marchi come Borsalino. E che abbiamo intervistato per conoscere i rapporti tra l’arte e il co-branding ed il licensing.

Come nasce il concept Willow?

Nasce dall’amore verso la POP ART e il fumetto. Lavorando con case editrici e agenzie mi sono accorto che più andavo avanti, più i disegni si sintetizzavano, concentrando al massimo linee e messaggio, giocando ovviamente molto col colore.  Da lì poi la voglia di cambiare supporto – dalla carta alla tela – sentendo l’esigenza di arrivare in maniera diretta all’utente finale, sia privato che azienda, con grafiche nette e lineari, e perché no, creando qualcosa che potesse essere utilizzato per il mondo dell’oggetto “customizzato” e del design.

Come sfocia nelle collaborazioni con Borsalino?

L’obiettivo è sempre stato quello di arrivare a collaborare con un marchio di moda italiano, che rispecchiasse al meglio il “Made in Italy”, dal design alla produzione.  Quella con Borsalino è stata una partnership che mi ha dato molta soddisfazione, da cui ho imparato moltissimo lavorando con un team di persone molto qualificate, dove fin da subito, c’è stato un reciproco rispetto del lavoro dell’altro.

Anche per l’Azienda è stata una nuova “frontiera”, pur essendo presente sul mercato da quasi due secoli.

Collaborazioni con altre aziende: quali e quando?

Contemporaneamente alla presentazione della capsule collection di Borsalino al Pitti di Giugno 2011, ho realizzato, insieme al collega Pao, un video per Smemoranda, in cui abbiamo utilizzato una tecnica di animazione molto particolare.

Il video è stato poi pubblicato su Youtube e proposto durante l’estate nei cinema multisala in tutta Italia.

L’ultima collaborazione, appena terminata, è con Motta per cui è stata pensata una campagna di  promozione molto originale, legata al Natale 2011.  Sono state create migliaia di shopper e con le stesse grafiche  è stato “rivestito” un  tram di 18 metri che girerà per Milano durante tutto il periodo natalizio. Poi ci sono state spesso, e continuano tuttora,  collaborazioni con aziende di moda, design e arredo.

Quanto è difficile per un artista lavorare con un’azienda? Quali sono i punti critici?

Beh intanto è l’artista che deve decidere se questo può essere o no un percorso giusto per sua arte; se questo può portarlo a crescere o se può avere solo un vantaggio economico. E non tutte le arti o gli stili possono essere gestiti o considerati per lo sviluppo  di un brand.. ma anche questo è  molto soggettivo.

Scegliendo di seguire lo stile della Neopop, ho sentito l’esigenza di arrivare a fondere il mio disegno con degli oggetti, dei brand. A mio parere, in questo modo si arriva ad un pubblico più vasto, diverso, e più velocemente, quindi non più solamente a chi frequenta gallerie d’arte o a chi segue l’arte o l’artista.

Poi è un ottimo terreno di sfida con se stessi, per  provare, testare nuovi ambienti, mostrare le proprie capacità e opere con un pubblico sempre più esigente, che sia di nicchia o di massa.

Oggi l’adattamento delle grafiche all’oggetto o al tessuto…sono cose che ormai non hanno più limiti e ci si accorda anche facilmente. Quello che non può mancare mai è il rispetto reciproco: il cliente apprezza e mi lascia libero di interpretare e vestire  il suo oggetto con le mie linee  e  io devo studiare, adattare e rispettare al massimo il design  del supporto, oggetto o brand che mi si propone cercando un equilibrio.

Qual è l’azienda con cui ti piacerebbe  collaborare, e per quali motivi?

A parte i marchi storici della cultura POP quali COCA COLA, CAMPBELL…?!

Scherzi a parte, non ce ne sono di particolari, o di piu’ o meno allettanti.  L’importante è trovare il partner giusto con cui poter creare qualcosa di interessante. A me ad esempio piacerebbe trovare un’azienda  con cui collaborare che rispecchiasse in qualche modo quelle che sono le energie, i colori e il messaggio che arrivano dalle mie opere. Il massimo sarebbe un’azienda che abbia voglia di provare e che voglia arrivare ad un pubblico giovane.

Cosa pensi del licensing?  Lo vedi come un utile modello per allargare la conoscenza delle tue opere, o come un’”invasione commerciale”?

Io vedo il licensing come una ”giungla di aziende” che può diventare una “foresta di opportunità” per un artista, ma solo se seguito e indirizzato al meglio. Non capisco l’ideologia per cui secondo molti, e soprattutto in Italia, dove dovrebbe essere il contrario, l’artista, il “pittore” deve mantenersi puro e lontano dal commerciale come anche il “vero” musicista. Secondo me invece è il momento di capire che se si vuole essere riconosciuti come professionisti si deve anche scendere dal piedistallo mettendosi in gioco anche in settori diversi.

Questo non vuol dire che ogni mia tela possa essere utilizzata per scopi commerciali, anzi lo studio e la ricerca che riservo al lavoro su tela è certamente molto diverso rispetto alle grafiche per l’azienda. Una cosa però non esclude l’altra anzi a mio parere possono essere portate avanti entrambe con successo, l’importante è sapere che direzione prendere e che significato dare ad ogni progetto.

In definitiva credo che il licensing, o forse meglio il co-branding, possa diventare un mezzo molto interessante sia di comunicazione, sia di moltiplicazione della diffusione dell’opera.

www.willow-art.it